




Saturnia Film Festival presenta Spring Waltz (7’) di Stefano Lorenzi (partecipano il regista e Antonella Santarelli, presidente Saturnia Film Festival)
Un uomo e una donna separati da un muro. Ma il loro amore non accetta divisioni,
barriere, ostacoli. Sono una coppia di artisti di strada: la libertà scorre nelle loro vene. I confini non esistono. L’uomo non sopporta la “striscia della morte” che lo separa da lei. E giorno dopo giorno, con tenacia, fantasia e
amore, cerca di tornare tra le sue braccia.
A seguire The gas propaganda (20’) di Vittoria Torsello, Teresa Di Mauro (partecipano le registe) – Produzione Premio Morrione.
Mimando l’estensione di una lunga spiaggia, Veysalov Vugar rassicura: “È solo un gasdotto, sepolto ad almeno un metro di profondità, che trasporta silenziosamente il gas.” Vugar è responsabile degli affari esteri della multinazionale Trans Adriatic Pipeline (TAP) – il più grande progetto dell’industria dei combustibili fossili mai visto in Europa. Ma c’è più di quanto sembri in superficie. Mentre circa il 40% delle emissioni globali di metano proviene dal settore energetico, l’UE
punta a diminuire la dipendenza dal metano entro il 2030. Nonostante questa urgenza, gli investimenti dell’UE nel settore del gas continuano, trasformando la transizione verde in una dipendenza dei Balcani dalle compagnie petrolifere, a vantaggio solo degli interessi dell’Europa centrale. “Dobbiamo resistere all’ultimo sforzo delle compagnie internazionali del gas di occupare il nostro territorio per il loro profitto,” afferma l’ambientalista albanese Lavdosh Feruni.
Nel 2016, durante la fase di costruzione del gasdotto, le comunità locali colpite dal suo passaggio si opposero. Grecia, Albania e Italia repressero brutalmente le proteste e il progetto fu autorizzato.
Attraverso accordi sottobanco, investimenti senza un adeguato scrutinio pubblico e promesse alle popolazioni locali, TAP ha deviato l’attenzione dai danni sociali e ambientali causati. “Qui, il potere è potere,” dice Serena Fiorentino, attivista del Movimento No Tap, riferendosi alla forte lobby utilizzata per installare il gasdotto e alla violazione della Convenzione di Aarhus, che ha negato alle comunità locali un posto al tavolo delle consultazioni con la multinazionale. Presentando il gas come una fonte pulita, TAP ha nascosto la sua natura di combustibile fossile, limitando lo spazio per soluzioni sostenibili. Dal punto di vista politico, sostiene la dittatura in Azerbaigian e la pulizia etnica degli Armeni in Nagorno-Karabakh. Investigando le valutazioni degli impatti ambientali e sociali e ascoltando le testimonianze di avvocati,
agricoltori, proprietari terrieri, ex politici e attivisti, ‘La Propaganda del Gas’ ricostruisce come la multinazionale abbia agito nei territori colpiti dal passaggio del gasdotto.
Uomini in marcia (75’) di Peter Marcias (partecipa Gianni Loy, ex professore di diritto del lavoro e protagonista del documentario, Cristoforo Russo, CGIL)
Uno sguardo al recente passato, per marciare insieme a chi ha combattuto e difeso un diritto, vitale e fondamentale, oggi sempre più negato e svilito nel suo significato etico: quello al lavoro e alla sua dignità. Voci di lotta, interviste, riflessioni vibrano nel magma fluttuante delle immagini di repertorio, a ricordarci che la storia siamo noi.
Un viaggio istruttivo (nelle campagne e nelle fabbriche, nelle Isole, al Nord e al Sud del paese), fra sacrifici e scioperi, solidarietà e battaglie, operai e sindacati, contro diseguaglianze e ingiustizie. Insieme alle testimonianze dei
registi Ken Loach e di Laurent Cantet, la voce narrante principale è di Gianni Loy, ex professore di diritto del lavoro, poeta e regista.
In chiusura nell’auditorium alle 23 proiezione di Afrin nel mondo sommerso (92’) di Angelos Rallis
Nella desolante natura selvaggia del Brahmaputra, lungo le terre fangose in via di estinzione, Afrin, un’orfana di 12 anni, sta già per diventare adulta. Come ogni anno, forti piogge e inondazioni devastano il suo isolotto. Quando una potente alluvione sommerge la sua casa, Afrin riesce a salvarsi per un soffio, mostrando resilienza e adattamento. Di fronte all’urgenza della situazione, la ragazza inizia un viaggio nel cuore del Bangladesh, tra zattere e treni stracolmi, per rintracciare il padre che la abbandonò anni fa.
Una ricerca che porta Afrin a Dhaka, intrecciandola con la vita difficile degli orfani della strada, che lottano per guadagnarsi da vivere rivendendo e bruciando rifiuti, catapultandola troppo presto nel difficile mondo “dei grandi”.